Introduzione al volume 3

Nello scritto Per la storia del movimento psicoanalitico, del 1914, Freud affermò che la scoperta della interpretazione dei sogni fu l'immediato frutto della innovazione da lui apportata alla tecnica per la esplorazione in profondità dei sintomi nevrotici, col sostituire alla ipnosi le associazioni libere.

Applicando ai pazienti il metodo delle associazioni libere, e cioè invitandoli a comunicare ciò che via via spontaneamente si presentava aIla loro mente, abbastanza spesso accadeva — come Freud racconta pure nella presente opera (p. 103) — che essi comunicassero anche i sogni che era loro capitato recentemente di fare. In tal modo i sogni si inserivano nel complesso del materiale utilizzato per il lavoro di interpretazione; e potevano essi stessi in quanto tali divenirne oggetto, ad egual titolo dei sintomi nevrotici, giacché come quelli lasciavano intravedere dietro una apparente assurdità e insensatezza un preciso significato e una specifica funzione per la vita del soggetto.

Freud applicò per la prima volta le associazioni libere senza ipnosi nel 1892 con la paziente Elisabeth von R., che si era rivelata del tutto refrattaria all'ipnosi, e il cui caso costituisce l'ultimo degli Studi sull'isteria.

Ma soltanto qualche anno più tardi, quando già era cessata la collaborazione scientifica con Josef Breuer (il loro distacco avvenne nella primavera del 1894), Freud abbandonò completamente l'ipnosi per le associazioni libere.

In seguito Freud affermò di aver comunicato a Breuer, poco tempo prima della rottura, che egli riusciva ad interpretare i sogni.

Tuttavia la prima interpretazione completa di un sogno scritta da Freud (ove si prescinda dal breve sogno "di comodità" raccontato a Wilhelm Fliess nella lettera del 4 marzo 1895, e riferito anche nella presente opera alle pp. 123 sg.) riguarda un sogno personale fatto da Freud nella notte sul 24 luglio 1895 e interpretato al mattino seguente. È il sogno — ben noto nella letteratura psicoanalitica — di Irma, ed è riportato nel presente volume alle pagine 107 e seguenti.

Freud considerò sempre la interpretazione di questo sogno come qualche cosa di fondamentale per lo sviluppo delle sue dottrine ed in ispecie per la scoperta del principio del sogno come realizzazione allucinatoria di un desiderio; tanto che dopo la pubblicazione del presente libro scherzosamente scrisse a Fliess (lettera del 12 giugno 1900) che forse un giorno nel luogo dove egli aveva effettuato questo primo lavoro completo di interpretazione (un ristorante a Bellevue, nelle vicinanze di Vienna, dove egli si trovava in villeggiatura con la famiglia) sarebbe stata murata una lapide marmorea con la scritta:

In questa casa il 24 luglio 1895

al dottor Sigmund Freud

si svelò il segreto del sogno.

Tuttavia l'episodio del sogno di Irma non costituisce qualche cosa di isolato. Freud nella tarda estate del 1895 stava lavorando per delineare un sistema generale di psicologia. Lo scritto che ne derivò fu nell'autunno inviato a Fliess; esso rimase allora inedito e fu pubblicato soltanto postumo nel 1950: è compreso nel secondo volume della presente edizione delle "Opere di Sigmund Freud". In questo manoscritto, che è noto come il Progetto di una psicologia e che Freud indicava semplicemente come Psicologia, vi sono tre paragrafi (gli ultimi del primo capitolo) scritti nella prima metà di settembre e dedicati al sogno. Essi già contengono, esposti in forma concisa, molti degli elementi della teoria del sogno che sarà sviluppata nella presente opera.

Così il concetto che il sonno divenga, per il fatto di sbarrare ogni via alla motilità (paralisi motoria), la condizione perché l'attività psichica si manifesti nel sogno con una produzione di immagini. Cosi pure l'altro concetto che la scena del sogno, in assenza, per un ritiro di carica, di un normale contatto con la realtà attraverso un'attività sensoriale, si costituisca essa come unica realtà, e cioè come realtà allucinatoria. E mentre viene ribadito il principio per cui il significato del sogno va ricercato nel desiderio che in esso si attua, è pure esaminato il fenomeno della facilità con cui i sogni si dimenticano: fenomeno che non è ancora attribuito (come avverrà nella presente opera, pp. 468 sgg.) all'azione preminente della censura e delle forze rimoventi, ma riferito a un altro fattore, anch'esso indubbiamente attivo: la mancata inserzione del sogno, come pura immagine, nel contesto di quella attività operante (e cioè il mondo dell'azione) che, mentre costituisce il normale nostro rapporto con la realtà, rappresenta insieme la base dei collegamenti che si producono nel materiale mnestico e che favoriscono la rievocazione. Ma sopra tutto è anticipata, nelle poche pagine dedicate al sogno nel Progetto, la scoperta di quella che possiamo chiamare la logica del sogno, che è poi la logica dell'inconscio, di cui il sogno è una espressione: logica che è radicalmente diversa da quella del pensiero cosciente, e che rappresenta una modalità dell'attività psichica del tutto trascurata dalla psicologia tradizionale.

Freud concepì il Progetto come un tentativo di spiegare in termini neurofisiologici l'intera psicologia sotto quegli aspetti dinamici che con le sue ricerche egli veniva scoprendo.

Ai tre capitoli inviati a Fliess (lettera dell'8 ottobre 1895) doveva seguire un quarto, dedicato alla psicopatologia della rimozione. Mentre era impegnato nello studio di tale problema, Freud credette di essere riuscito a determinare quel fattore etiologico specifico differenziale dell'isteria e della nevrosi ossessiva (lettere a F Hess dell'8, 15, 16, 20 ottobre) che è stato poi da lui illustrato nelle Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896); ma insieme si scoraggiò di fronte alla complessità dell'impresa che aveva affrontato col Progetto, e fini col ripudiarlo tutto, salvando soltanto la interpretazione delle due psiconevrosi (lettera del 29 novembre 1895): "Non capisco più lo stato mentale in cui ho concepito la Psicologia; non riesco a capire come abbia potuto infliggertela. Penso che tu sia troppo cortese; mi sembra che sia stata una specie di aberrazione. La spiegazione clinica delle due nevrosi però probabilmente rimarrà, con alcune modificazioni."

Questa spiegazione clinica resistette invece per due anni soltanto. Ma il modo come Freud riusci a superarla è particolarmente importante e ha una stretta connessione con l'origine della Interpretazione dei sogni.

La tesi sostenuta da Freud era che la isteria e la nevrosi ossessiva si sviluppavano in individui i quali da bambini erano stati vittime di una aggressione sessuale: semplicemente subita nel primo caso, e accompagnata da una partecipazione attiva con successivo sentimento di colpa nel secondo.

Il materiale fornito nelle analisi dai pazienti sembrava confermare sistematicamente questa specifica origine della malattia. Non solo, ma autori dell'aggressione sembravano essere i genitori, in modo particolare il padre.

Dopo la morte del proprio padre, avvenuta il 23 ottobre 1896, Freud, in base a qualche sintomo isterico presentato da un suo fratello e da alcune sorelle, sospettò che anche essi potessero essere stati da bambini oggetto di atti sessuali da parte del padre (lettera inedita a Fliess dell'11 febbraio 1897, citata da Jones), e trasse una conferma, riguardo alla possibilità che frequentemente si verificasse un comportamento di questo tipo da parte di adulti, da un sogno a carattere vagamente incestuoso nei confronti di una propria figlia che era capitato a lui stesso di fare (lettera a Fliess del 31 maggio 1897).

L'anno 1897 doveva però essere l'anno cruciale (come disse Jones:  l'acme) della vita di Freud.

In quello stesso maggio Freud infatti aveva scritto a Fliess (lettera del 16 maggio 1897) di aver preso visione della letteratura psicologica intorno al sogno, e di aver costatato che nessuno degli autori che del sogno si erano occupati aveva compreso ciò che egli stesso aveva scoperto, che cioè il sogno in modo mascherato esprime la realizzazione di un desiderio. Rallegrandosi del fatto che nessuno avesse precorso la sua scoperta, lasciava intendere di essere in procinto di scrivere un'opera per illustrare la propria concezione.

Contemporaneamente e parallelamente un altro proposito maturava però in lui: quello di sottoporsi a un'analisi simile a quella a cui egli stesso sottoponeva i propri pazienti.

Freud soffri nel corso della sua vita di disturbi nevrotici: in modo specifico di stati ansiosi e di fobia per i viaggi. Questi disturbi furono più accentuati negli anni che vanno dal 1890 al 1900. Inoltre anche i suoi rapporti con i due colleghi che gli sono stati più vicini nel lavoro scientifico, Josef Breuer e Wilhelm Fliess, presentano caratteri che si spiegano soltanto in base ad elementi nevrotici.

Breuer aiutò Freud, anche materialmente, nei primi anni diffìcili della sua carriera scientifica. Con la sua autorità si rese garante per Freud, di fronte agli ambienti scientifici che erano estremamente diffidenti, e con Freud firmò la Comunicazione preliminare del 1893 e gli Studi sull'isteria del 1895. Non vi fu mai una perfetta identità di vedute tra Freud e Breuer circa la interpretazione dei meccanismi di formazione dell'isteria. Ma questo non avrebbe di per sé giustificato una rottura dell'amicizia, sopra tutto da parte di Freud, che, anche sul piano scientifico, doveva molto a Breuer.

Invece Freud, pur salvando le forme, sviluppò una violenta aggressività e antipatia nei confronti di Breuer, di cui, come attesta Jones, vi è un'ampia traccia in parti inedite della corrispondenza con Fliess.

Ma altrettanto strani sono stati i rapporti con lo stesso Fliess, persona indubbiamente geniale, ma con forti tratti paranoicali, con cui Freud stabili un particolare rapporto di dipendenza, che durò lungamente, e da cui Freud si liberò soltanto dopo tre anni di autoanalisi nel 1900.

Gli elementi della nevrosi di Freud sono facilmente riferibili ai suoi conflitti inconsci col padre. È quindi comprensibile che nei mesi successivi alla morte di lui i disturbi si siano accentuati.

Nell'estate del 1897 Freud accenna alla propria nevrosi scrivendo a Fliess:

"Per quanto mi riguarda ho subito una specie di esperienza nevrotica, con strani stati d'animo incomprensibili: pensieri nebbiosi e dubbi velati, con qualche raggio di luce di tanto in tanto..." (lettera del 12 giugno).

"Non so ancora che cosa mi stia accadendo. Qualcosa dai più profondi abissi della mia stessa nevrosi è venuto ad impedirmi un'ulteriore comprensione delle nevrosi, e tu vi sei stato, non so perché, in qualche modo coinvolto. La mia incapacità di scrivere sembra abbia lo scopo di ostacolare i nostri scambi. Non ho prove per questo, ma solo sensazioni di natura molto oscura" (lettera del 7 luglio).( In queste frasi sono contenute in germe due scoperte di carattere fondamentale, che Freud in seguito svilupperà ampiamente: la prima riguarda il fenomeno degli scotomi psichici, per cui le difficoltà nevrotiche personali di chi conduce una indagine psicologica impediscono di vedere i meccanismi nevrotici altrui; si tratta di quella situazione che rende necessaria l'analisi preliminare di chi vuol esercitare l'analisi sugli altri (come Freud stesso suppone nella lettera che segue). La seconda riguarda il fenomeno della traslazione nel suo aspetto negativo: il legame coll'analista (e Fliess, come persona che raccoglie le confidenze e i dati dell'autoanalisi di Freud, finisce coll'esercitare per lui una funzione simile a quella dell’analista) ha carattere ambivalente e determina a tratti delle resistenze, sotto forma di impulsi a spezzare lo stesso rapporto analitico.)

"Il malato che oggi più mi preoccupa sono io stesso... Questa analisi è più difficile di ogni altra ed anche la cosa che paralizza la mia capacità di scrivere e di comunicare ciò che finora ho appreso. Tuttavia credo che debba esser fatta e che sia un preliminare necessario per il mio lavoro" (lettera del 14 agosto).

Sembra dunque che fin dall'estate Freud si sia accinto ad effettuare sistematicamente un lavoro di autoanalisi, anche se più tardi, in una lettera del 14 novembre, affermerà di aver iniziato l'autoanalisi soltanto al ritorno dalle vacanze, avvenuto dopo la metà di settembre.

Forse questa errata indicazione è sorta dal fatto che appena ritornato dalle vacanze, il 21 settembre, Freud aveva comunicato a Fliess il primo risultato della propria autoanalisi, la scoperta cioè che gli episodi di aggressione sessuale subiti nell'infanzia, che sembravano stare alla base delle nevrosi, non dovevano considerarsi fatti reali, ma semplici fantasie: le quali potevano agire allo stesso modo di fatti reali soltanto per il motivo che nell'inconscio non esiste "un segno di realtà", cosicché non si può distinguere fra verità e finzione emozionale.

La reazione di Freud a questa scoperta, che distruggeva una tesi da lui decisamente e pubblicamente sostenuta nei due anni precedenti, e che era divenuta del resto il fondamento stesso della sua attività terapeutica con i nevrotici, fu drammatica.

Molti anni più tardi, nel già citato scritto Per una storia del movimento psicoanalitico, afferma:  "Quando quella etiologia crollò per la sua stessa inverosimiglianza e per la contraddizione con situazioni sicuramente accertabili, segui uno stadio di totale perplessità. L'analisi aveva condotto per via corretta a tali traumi sessuali infantili e tuttavia questi erano falsi. Si era dunque perduto il terreno della realtà. Al quel tempo avrei volentieri abbandonato tutto il lavoro come aveva fatto il mio venerato predecessore Breuer in occasione della sua indesiderata scoperta.2 Forse perseverai soltanto perché non avevo altra scelta."

È certo che Freud si trovò in una condizione molto imbarazzante, anche verso gli ambienti scientifici, dato che si era fortemente compromesso con la tesi del trauma sessuale. Tanto è vero che fino al 1905, e cioè al lavoro Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell'etiologia delle nevrosi, evitò di trattare nuovamente in modo specifico il problema, per non doversi pubblicamente smentire.

Tuttavia nel momento in cui, in forza della intrapresa autoanalisi, è costretto ad abbandonare la sua teoria, e scrive a Fliess (lettera del 21 settembre) descrivendo il proprio stato di smarrimento e di dubbio, Freud ha accenti che rivelano la sua grandezza d'animo:

"Se fossi depresso, sfinito, confuso, tali dubbi potrebbero essere presi come segno di stanchezza. Ma poiché mi trovo nello stato opposto, debbo riconoscere che essi sono il risultato di un onesto ed effettivo lavoro intellettuale, e sono orgoglioso di poter fare una tale critica dopo essere andato tanto a fondo. Questi dubbi sono forse solamente un episodio sulla strada che conduce ad ulteriori conoscenze?

"È notevole che io non ne senta vergogna, come potrebbe essere il caso. Certamente non lo dirò in Dan, né lo griderò nelle strade di Ascalon, nella terra dei Filistei; ma, detto tra noi, ho la sensazione più di un trionfo che di una sconfìtta (ciò che tuttavia non è giusto)..."

E più avanti:

"Io potrei certo sentirmi molto infelice. Così bella era la speranza della fama imperitura, ed altrettanto bella quella della ricchezza sicura, dell'indipendenza completa, del viaggiare, e dell'allontanare i bambini dalla cerchia delle preoccupazioni che hanno molestato la mia giovinezza. Tutto questo dipendeva dal successo dell'isteria..."

È dunque una rovina completa: sul piano scientifico, sul piano del successo professionale, e anche su quello economico e familiare.

"In questa catastrofe generale solo l'elemento della psicologia ha conservato il suo valore. Il sogno resiste sicuramente, i primi passi del lavoro metapsicologico sono cresciuti nella mia stima."

Intanto l'autoanalisi continua, e procede rapidamente. Il 3 ottobre scrive a Fliess di aver riattivato il ricordo di impressioni a carattere erotico avute da bambino, all'età di due anni e mezzo, alla vista del corpo nudo della madre (Per rendersi conto delle fortissime difese e resistenze che Freud doveva superare nell’autoanalisi, può essere utile notare che nel riferire questo episodio Freud impiega parole latine per indicare la madre e la nudità. Gli era evidentemente penoso esprimersi direttamente nella sua lingua)1 e insieme ricostruisce la origine del suo comportamento ambivalente verso gli amici e colleghi, riferendola alla situazione emotiva vissuta nell'infanzia verso un bambino della famiglia, suo coetaneo.

Il 15 ottobre analizza altri ricordi di infanzia e fa diretto riferimento al mito di Edipo per spiegare il comportamento affettivo infantile verso i genitori.

Dunque su di sé Freud fece la scoperta di quella situazione edipica che era destinata a divenire uno dei principali concetti per la comprensione dello sviluppo psichico.

Ancora su di sé, in quegli stessi giorni (lettera del 27 ottobre), Freud scopre il fenomeno della resistenza di fronte all'analisi, e in base a tale scoperta si mette ora in grado di comprendere tanti aspetti del comportamento dei suoi pazienti che prima gli erano apparsi incomprensibili.

Di pari passo con l'autoanalisi procede la preparazione del libro sul sogno. Anzi in certo modo i due tipi di lavoro si identificavano. L'autoanalisi forniva a Freud sempre nuovo materiale onirico, e questo poteva essere preferito, come materiale esemplificativo per il libro, al materiale ottenuto dalla analisi dei pazienti, in quanto con esso l'analisi poteva essere approfondita conformemente alle esigenze teoretiche, mentre nelle analisi fatte su altri, la sola finalità terapeutica poteva anche non richiedere tali approfondimenti.

Ma l'autoanalisi diede inoltre a Freud una conoscenza del funzionamento in genere dell'apparato psichico, che le analisi condotte su altri non gli avevano permesso di conseguire, e fece perciò sì che L'interpretazione dei sogni divenisse molto più di quanto il titolo non dica: e cioè una vera opera di psicologia generale.

La stesura materiale del libro, intrapresa all'inizio del nuovo anno 1898, procedette spedita. Il 9 febbraio Freud scrive a Fliess di essere immerso nel lavoro di composizione; il 15 marzo gli manda in visione un primo capitolo; altro materiale invia il 24 marzo e il 3 aprile, e poi un altro intero capitolo, il terzo, il 1° maggio.

Nell'estate e nell'autunno successivo Freud è oberato dal lavoro professionale e la stesura del libro ha una sosta, per riprendere nell'inverno.

Intanto l'autoanalisi aiuta Freud a compiere altre scoperte. Il 19 febbraio 1899 comunica a Fliess di aver compreso come il sintomo isterico non sia semplicemente l'esaudimento di un impulso rimosso, ma una sorta di compromesso, così che in esso é contenuta insieme la rappresentazione di quell'impulso e delle stesse forze rimoventi.

Il 27 giugno Freud annuncia a Fliess che una parte del manoscritto (quantunque la stesura del libro non sia ancora terminata) è già in tipografia per la stampa. Il 22 luglio comunica di aver finito il capitolo sulla letteratura scientifica (che lo lascia tuttavia insoddisfatto perché troppo pesante). E alla fine, dopo le vacanze, l’11 settembre, scrive di aver completato anche quel capitolo sulla psicologia dei processi onirici (il settimo dell'opera) che maggiormente lo aveva preoccupato. Ora il libro era terminato, e l'intero manoscritto era licenziato per la stampa.

Più tardi Freud, parlando della composizione di quest'opera, si espresse in modo tale da suscitare dubbi circa la modalità della composizione stessa. Così in Per la storia del movimento psicoanalitico, nel 1914 dunque, Freud affermò che L'interpretazione dei sogni era già pronta in tutti i suoi elementi essenziali al principio del 1886, anche se è stata stesa soltanto nell'estate del 1899.

D'altra parte nella prefazione alla seconda edizione di questo libro (p. 5) afferma che dopo aver portato a termine il lavoro gli era risultato chiaro che esso aveva per lui anche un particolare significato soggettivo: "Esso mi è apparso come un brano della mia autobiografia, come la mia reazione alla morte di mio padre, dunque all'avvenimento più importante, alla perdita più straziante, nella vita di un uomo."

Dato che il padre di Freud mori nell'ottobre del 1896, sembrerebbe che quest'ultima affermazione fosse incompatibile con la precedente. Tuttavia ciò che sappiamo dalle lettere a Fliess e dal Progetto ci consente di superare la apparente contraddizione.

La scoperta fatta nell'estate del 1895 circa il carattere del sogno come esaudimento allucinatorie di un desiderio provocò nei mesi successivi lo sviluppo di una serie di concetti e principi fondamentali per la costruzione di una teoria generale del sogno, e cioè essenzialmente quei principi che si trovano enunciati nel Progetto. A loro volta questi principi, e sopra tutto la comprensione della natura particolare del linguaggio del sogno, consentiva l'ulteriore esercizio di una attività interpretativa sui sogni altrui e sopra tutto sui propri. Ed è precisamente quest'ultima attività che si sviluppa a partire dal momento in cui Freud nel 1897, in seguito alla morte del padre e all'acuirsi dei suoi conflitti interiori in relazione alla figura paterna (conflitti che culminano nell'accusa mossa al padre di aver svolto un'opera di seduzione sessuale verso i figli bambini) inizia la sua autoanalisi.

Abbiamo visto come questa sia proceduta di pari passo con la stesura della Interpretazione dei sogni; ed è su una tale base comprensibile la affermazione di Freud che il libro si è per lui identificato con questa avventura, tanto importante per la sua vita, che si era iniziata dopo la morte del padre.

Nelle edizioni successive alla prima, L'interpretazione dei sogni fu arricchita di molto materiale dimostrativo, e anche di alcune parti teoriche. La struttura del libro non subì tuttavia alterazioni. Freud fin dalla seconda edizione (1909) giustificò, nella già citata prefazione, questo fatto con due considerazioni: l'una riguardante la circostanza che la teoria del sogno non si era dimostrata bisognosa di trasformazioni o ripensamenti (cosi come invece era accaduto, col passar del tempo, a molte altre sue dottrine e teorie); l'altra relativa proprio a quel carattere personale che il libro, divenuto un elemento di autobiografìa, aveva assunto: "Dopo aver riconosciuto questo fatto mi son sentito incapace di cancellarne le tracce, anche se per il lettore potrà risultare indifferente in quale maniera imparerà ad apprezzare e interpretare i sogni."

In tal modo L'interpretazione dei sogni, per trent'anni, attraverso tutte le successive edizioni, rimase col suo carattere di opera stabile, alla quale potevano di volta in volta venir aggiunti nuovi capitoli e nuovi paragrafi, senza che la architettura complessiva restasse alterata.

Questo spiega come Freud abbia potuto in un'edizione, la quarta (1914), aggiungere anche due capitoli non suoi, ma dovuti a un collaboratore, Otto Rank; e come egli abbia parimenti potuto in un'altra edizione, l'ottava (1930), eliminare quegli stessi capitoli in seguito a una modificazione dei suoi rapporti con quel collaboratore.

Fra le parti aggiunte nelle edizioni successive alla prima va ricordata in modo specifico quella che è divenuta il paragrafo E del sesto capitolo, "La rappresentazione per simboli nel sogno"; e questo per la importanza che il simbolismo onirico ha assunto nella pratica psicoanalitica.

Nella prima edizione Freud si era limitato a pochi cenni sulla possibilità che l'attività onirica si serva di rappresentazioni simboliche. E non aveva trattato distesamente questo tema importante, ma complesso.

La interpretazione simbolica non può giovarsi delle associazioni

libere fornite dal soggetto, e rimane pertanto, in una certa misura, affidata all'intuito di chi interpreta. Ciò crea la possibilità di interpretazioni arbitrarie. Soltanto una larga esperienza, che non si limiti ai sogni soltanto, ma comprenda anche molti altri prodotti dell'attività immaginifica dell'uomo, può salvaguardare dall'arbitrio e dare una certa sicurezza per il lavoro di interpretazione.

Freud acquistò soltanto col tempo questa esperienza, e perciò sviluppò progressivamente il tema del simbolismo, nella seconda (1909), terza (1911), e soprattutto quarta (1914) edizione dell'opera.

Certo tutto è molto strano.

Strano che un'opera scientifica di psicologia dedicata a una circoscritta funzione, quale quella del sognare, sia insieme, come l'autore dichiara, una parte della sua autobiografìa, legata in qualche modo alla morte del proprio padre.

Strano che il materiale dimostrativo su cui quest'opera scientifica si fonda sia prevalentemente un materiale costituito da sogni dello stesso autore, per giunta spesse volte falsificati, allo scopo di impedire che il lettore riconosca il soggetto del sogno.

Strano che quest'opera, che pure è rivolta a una situazione psicologica molto particolare, ed apparentemente marginale per la vita dell'uomo, e cioè al sogno, abbia assunto il carattere di un'opera di psicologia generale, che, direttamente o indirettamente, investe tutto intero il funzionamento della psiche umana.

Strano che la disciplina, la scienza, che sulla base specifica di quest'opera si è sviluppata, sia in certo modo una scienza personale, legata cioè al suo autore come nessuna altra dottrina scientifica lo è: per cui sembra priva di quel carattere di impersonalità, che costituisce normalmente il marchio della obiettività scientifica.

Da questi clementi, che non possono nnn risultare inabituali a chiunque sia solito avvicinarsi agli svariati prodotti del pensiero scientifico, molti altri discendono, che riguardano la fortuna di questo libro (Furono stampate 600 copie della prima edizione, e nei primi due anni ne furono pendute solo 350. Le altre furono vendute nei successivi sei anni. Solo in seguito, con e nuove edizioni, l'opera ebbe larghissima diffusione e traduzioni in tutte le lingue), le reazioni da esso suscitate, e la storia stessa della psicoanalisi nel corso del nostro secolo.

Occorre quindi chiedersi la ragione di queste "stranezze".

Essa può essere individuata in vari fattori. Anzi tutto la estrema difficoltà di portare a compimento un lavoro di autoanalisi come quello condotto da Freud. Gli psicoanalisti sono concordi nel ritenere che, in via generale, l'autoanalisi è un'impresa impossibile. Questo però ovviamente significa collocare Freud in una posizione eccezionale, quasi egli fosse, non diremo un essere dotato di facoltà sovraumane, ma certamente un uomo di qualità psicologiche fuori del comune.

Aiutato da circostanze molto favorevoli (la esperienza già acquisita nell'usare procedimenti di indagine psicologica sugli altri; la sua lieve nevrosi, capace di dare ampia materia all'autoanalisi, e tuttavia non tale da costituire un ostacolo insormontabile alle prese di coscienza dei messaggi dell'inconscio; il suo disporre di quello strano corrispondente che è stato Fliess, su cui Freud ha trasferito una parte dei suoi conflitti affettivi cosi come un paziente in analisi fa col proprio analista; la sua inestinguibile tenacia, per cui continuò la sua autoanalisi anche al di là di questo libro, per tutta la vita, egli è riuscito in un'impresa che alla generalità degli uomini è preclusa.

Ma se dobbiamo riconoscere (per quanto perturbante possa essere questo riconoscimento) che questa è un'impresa unica, ne consegue che l'opera da essa derivata non debba avere soltanto un valore personale, ma venga a presentare una importanza per la generalità degli uomini. D'altra parte questi, pur non riuscendo in quella stessa impresa, riescono tuttavia — subendo un'analisi su di essi condotta da un esperto — a riconoscersi per cosi dire nello stesso Freud, e cioè in quegli elementi che Freud ha descritto in quest'opera traendoli fondamentalmente dalla propria autoanalisi.

Indubbiamente vi è qui il pericolo che questo ancoraggio a Freud (ancoraggio più che alla dottrina alla persona, o alla dottrina per quello che essa ha, come abbiamo veduto, di personale) si determini soltanto in funzione del modo come la psicoanalisi si è propagata e si propaga, per una sorta di filiazione analitica. Ma più semplicemente esso si spiega come dovuto invece alla fondamentale uniformità dei processi che si svolgono nell'apparato psichico degli uomini, uniformità che consente di ripetere sopra di sé le esperienze analitiche altrui, e in definitiva le esperienze analitiche primitive, e cioè quelle dello stesso Freud.

Quell'ancoraggio non esclude del resto ovviamente la possibilità di interpretazioni ulteriori e di approfondimenti e rettifiche, nella tecnica e nella teoria; e di fatto la psicoanalisi storicamente ha avuto un certo suo sviluppo, che ha portato alcune delle correnti prodottesi nel suo seno al di là delle posizioni affermate da Freud.

Rimane naturalmente il fatto che il lavoro di interpretazione analitica conserva un suo carattere che è del tutto estraneo ad ogni altra forma di indagine scientifica, in quanto chi svolge un lavoro analitico assume la propria persona, presa nella sua totalità, come strumento della indagine; e quindi ripercorre in certo modo la via stessa di Freud, e cioè per analizzare gli altri analizza sé medesimo: anche se questa autoanalisi non è propriamente lo stesso lavoro sistematico che Freud ha effettuato sopra di sé dopo il 1897 (giacché per questa necessità oggi chi vuol fare l'analista ricorre preliminarmente ad un'analisi altrui), ma quel costante riferimento al proprio inconscio, senza il quale non è possibile comprendere l'inconscio degli altri.

Se la presente opera è, come abbiamo visto, sopra tutto il frutto della autoanalisi di Freud, ciò significa pure che essa non ha soltanto come oggetto il sogno, o la interpretazione dei sogni (anche se cosi si intitola), ma l'intero problema della personalità profonda, che del sogno sta alla base. Per meglio dire l'opera tratta sì del sogno, ma mostra la realtà che è dietro ad esso e che in esso si esprime.

In tal modo, con quest'opera, Freud acquisisce alla psicologia una dimensione ulteriore della personalità umana, la dimensione dunque dell'inconscio.

Questa nuova realtà da un lato si contrappone alla realtà della coscienza, perché il pensiero in essa si svolge secondo modalità diverse da quelle del pensiero cosciente, e spesso anche con altri contenuti.

Non valgono per esso né il principio di identità, né il principio di non contraddizione, non quello del terzo escluso, e neppure quello di ragion sufficiente. Il tempo non esiste: passato e presente si equivalgono. Così come si equivalgono un semplice pensiero e la sua attuazione, perché (come Freud aveva osservato fin dal i8çy) non c'è un "segno di realtà" nell'inconscio.

E quanto ai contenuti, anch'essi sono estranei alla realtà della vita cosciente. Funzionano principi di giustizia punitiva elementare secondo la legge del taglione: spesso in senso letterale, dato che le pene normali sono la morte e l'evirazione, stranamente identificate. La giustizia è amministrata da una divinità concepita in termini biblici, come Dio vendicatore e sterminatore. E tutto si svolge prevalentemente in una fosca atmosfera di ferocia, di morte, di colpa, di angoscia.

Questa realtà, cosi contrapposta alla realtà della coscienza, è tuttavia con quella costantemente a contatto. La sopraffa e la sostituisce nell'attività delirante della psicosi. Approfitta dello stato di sonno, per insinuarsi nella coscienza onirica sotto forma di sogno. Paralizza e perturba le funzioni dell'attività umana, generando i sintomi nevrotici nella duplice sfera corporea e psichica. Ma preme comunque sulla vita cosciente, influenzando le scelte, le decisioni, le preferenze, in ogni campo e in ogni sfera, orientando il pensiero e fornendo alla fantasia le sue immagini.

Né essa è una misteriosa realtà generatasi dal nulla, che noi ci porteremmo dietro come un incomodo parassita. È semplicemente il retaggio di quella che è stata la attività psichica nel primissimo tempo della nostra esistenza: è quanto si è conservato di quella attività, al di sotto delle nuove formazioni psichiche, elaboratesi in base alle esigenze della vita, e costituenti la nostra personalità cosciente adulta.

L'inconscio è dunque l'arcaico: l'arcaico individuale; ma per la connessione esistente, pure in questo campo, fra l'ontogenesi e la filogenesi, anche l'arcaico nel senso della storia dell'umanità.

Ecco perché le situazioni conflittuali inconsce che in modo tipico si ritrovano fra gli uomini, hanno assunto denominazioni tratte dalla mitologia, dove esse, proiettate in un mondo poetico, si trovano raffigurate. Ed ecco ancora perché è stato sufficiente che Freud, nelle successive edizioni di quest'opera, prendesse in considerazione i caratteri particolari del simbolismo onirico, perché si rendesse necessario il riferimento ad elementi tratti dalla favolistica e dal folklore.

La scoperta del significato del sogno e la impresa tenacemente perseguita dell'autoanalisi dovevano dunque condurre Freud lontano, al di là di sé e del sogno, su nuove vie per una più approfondita comprensione della vita interiore degli uomini.

 

Vedi Jones, op. cit., vol. 1, pp. 431-33.